di Giovanni D’Antonio
Un lavoro del 2019 che parte dal capoluogo Teramo . Questa la presentazione del volume di Mario Giunco
Partendo dal capoluogo, Teramo, l’antica InteramniaPraetutiorum, si percorrono le valli dei fiumi Tordino, Vibrata, Salinello, Vomano e Fino, con i principali insediamenti umani. Un particolare rilievo è riservato a Bellante, borgo meritevole di es- sere riscoperto e valorizzato per la sua tipicità. Seguono le loca- lità del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. Anche il più piccolo centro ha la sua peculiarità, che lo distin- gue da quello confinante.
L’Autore ha compiuto un lungo e approfondito lavoro di ricerca e di documentazione. Di ogni paese fornisce gli indispensabili riferimenti geografici e un profilo storico, artistico e cul- turale. Il libro diviene così una sorta di “vademecum” ad uso del turista, dello studente e della persona colta. Stupisce per le notizie e le curiosità che rivela in ogni pagina. Del docente – come infatti è stato per molti anni – Di Antonio ha la chiarezza espositiva e la precisione, unite a semplicità e compiutezza.
Non manca un messaggio. Si permette che l’ambiente depe- risca giorno dopo giorno, che scompaiano tracce materiali e im- materiali del passato (come non pensare ai dialetti) e che anche i reperti archeologici di maggiore rilevanza cadano nel degrado.Mario Giunco
TERAMO
Situata su un pianoro tra il fiume Tordino (lat. Batinus) e il
fiume Vezzola (lat. Albula), Teramo prese il nome di Interamnia,
cioè città tra due fiumi (lat. Inter-amnes-urbs).
Le sue origini si perdono nella preistoria, fu colonia dei Fenici
e da essi fu chiamata Pretut e Pretuziani i suoi abitanti.
Ai Fenici subentrarono i Piceni e i Sabini i quali, nel X sec.,
si ritirarono verso il sud per sfuggire alle aggressioni degli Umbri.
Fu poi conquistata dai Romani, diventando capitale del Praetutium,
nome dato al territorio teramano dai nuovi invasori.
Sotto i Romani Teramo divenne colonia e municipio e conobbe

un periodo di massimo splendore, specialmente sotto
l’Impero di Augusto e poi sotto Adriano, quando si realizzarono
le Terme, il Teatro, e l’Anfiteatro. Dopo questo lungo periodo
di floridezza, la città fu distrutta dai Goti di Alarico (41
d.C.) e conobbe un lungo periodo di decadenza. In seguito fu
invasa dai Longobardi e poi dai Normanni e fu accorpata al
Ducato di Spoleto. Nel 1300 fu dominio degli Angioini e ritornò
al massimo splendore, assumendo il nome di Teramum.
Nel periodo che va dal 1300 al 1400 la città fu teatro di lotte
tra le fazioni dei Melatini e degli Antonelli e poi degli Spennati
e dei Mazzaclocchi. Diverse famiglie si alternarono al potere
della città, fino a quando intervenne il capitano di ventura Fortebraccio
da Montone che le estromise dal comando (1421).
Nel 1438 fu governata da Francesco Sforza che la tenne fino al
1443. In seguito, Teramo passò ad Alfonso d’Aragona, quindi
al dominio degli Austriaci e, nel 1798, dei Francesi.
Nel 1815, dopo la rivolta contro il Governo di Gioacchino
Murat, la città aprutina tornò al Regno di Napoli, per seguire
le sorti dell’intero Meridione.
Teramo è ricca di monumenti artistici. Singolare è il Castello
Della Monica, costruzione di imitazione medioevale eretta dal
pittore Gennaro Della Monica nel ’900. Il suo vero gioiello è la
Cattedrale (XII-XV secc.) con al suo interno capolavori come
il Paliottto d’argento di Nicola da Guardiagrele (1433-1448),
il Polittico di Jacobello del Fiore e il Portale di Diodato Romano
(1332).
La città ospita anche il trecentesco Palazzo Vescovile, la Biblioteca
“Melchiorre Delfico”, la Chiesa di San Domenico, i Ruderi
del Teatro romano e dell’Anfiteatro, testimonianza dell’antica
Interamnia Praetutia (Teramo romana), opere costruite tra il
III e il IV sec.
In Corso Porta Romana sorgeva la casa medioevale con la
scritta ammonitrice: “A lo parlare agi mesura”, oggi conservata
nel Municipio. In Via Antica Cattedrale rimangono i resti
dell’interessantissima Sancta Maria Interamnensis, poi San Getulio
e oggi Sant’Anna, una delle reliquie paleocristiane d’Abruzzo,
e, nella vicina piazza, la famosa “Torre Bruciata”, bastione
romano in Opus quadratum del II sec. a.C. Poco fuori la città,
possiamo ammirare la Chiesa di Maria SS. delle Grazie con
all’interno la bellissima statua lignea della Vergine, attribuita a
Silvestro dell’Aquila (XVI sec.).
Nei dintorni della città troviamo l’Osservatorio Astronomico,
meglio conosciuto come Collurania, famoso per le numerose
scoperte e attività scientifiche che vi si svolgono dagli inizi del
secolo.
All’interno della Villa Comunale ha sede la Pinacoteca Civica,
in cui sono custoditi interessanti dipinti della Scuola napoletana,
veneta e abruzzese, sculture dell’artista giuliese Pagliaccetti
del XIX sec., e una collezione di ceramiche di Castelli, famose
in tutto il mondo (XVII-XVIII secc.); in Via Delfico sorge
il Museo Archeologico, il quale custodisce reperti dell’epoca
romana, rinvenuti negli scavi effettuati nel Teramano.
Teramo vanta botteghe dell’artigianato locale, come l’arte del
cuoio inciso dal Maestro Giuseppe Savini, la costruzione di strumenti
musicali come la piccola fisarmonica a “due voci” chiamata
comunemente “ddu-botte”; vi sono anche pastifici e opifici
di diversa natura, alcuni molto tecnologici e avanzati.
Teramo eccelle anche nell’arte culinaria e gastronomica, ricca
e variegata con un ampio ventaglio di piatti e prodotti tipici.
La città è rinomata per le famose “Virtù”, il piatto tipico
tradizionale che le casalinghe teramane preparavano utilizzando
tutti gli avanzi dell’inverno e le primizie di primavera. Oggi
il piatto resiste e si è imposto quale forte richiamo di carattere
turistico. Altri piatti sono rappresentati dalla “Pasta alla mugnaia”,
dai “Maccheroni alla chitarra”, dalle “Scrippelle ’mbusse”
e dal rinomato “Timballo” confezionato a base di “scrippelle”
che la leggenda vuole portato a Teramo da un marinaio bretone,
disertore dell’armata di Napoleone e felicemente sposato
con una cittadina teramana.
I dintorni di Teramo sono veramente interessanti: in pochi
minuti si giunge in un luogo da cui si può ammirare l’intera catena
del Gran Sasso, il mare Adriatico e un vastissimo panorama
che spazia dai Monti Gemelli ai Monti della Laga.