di Giampiero Porzio
Valerio Bianchini compie 80 anni.
È stato il primo a vincere tre scudetti e due Coppe dei Campioni in città diverse.
L’unico – insieme a Muhammad Alì e ai Beatles – a riempiere il PalaEur.
Valerio è il più immaginifico dei Coach europei. È il Vate!
Apparve al basket italiano degli anni ’70 – grigio come l’Italia Giolittiana – con la forza rivoluzionaria e dirompente dei futuristi di Balla a Boccioni.
La sua visione del Gioco era intrisa di riferimenti filosofici e storici, riempiva i vuoti di una cultura sportiva ferma alla pur gloriosa Gazzetta dello Sport.
Nel suo schema “quattro” – impresso indelebilmente nella mia corteccia cerebrale – c’erano Ulisse e Machiavelli, Aristotele e Max Weber.
Dice: ma era solo uno schema a due passaggi nato a Brugherio per liberare la potenza di Franz Arrigoni!
Bravo, ma è lì che viene fuori il Genio! Nel trovare nella Cultura le chiavi per interpretare le dinamiche del Gioco o, più in generale, della vita professionale.
Solo a Roseto, tutto questo faticò a funzionare!
La Fossa dei Leoni accolse la Stella Azzurra di Napoleoni-Bastianoni-Gatti-
Un misto di sfottò e ringhio minaccioso, presa per il culo e carica alla sciabola.
Bruno chiamava la Fossa con il suo “Come fanno i lupi di Roma?” e la Fossa rispondeva “Beeee!!!” Il legno dei gradoni tremava sotto mille piedi che battevano all’unisono.
A pochi secondi dalla fine – noi un punto sotto – Napoleoni palleggiava al limite della linea laterale. La leggenda diche che Costantino De Simone, sporgendosi dalla transenna, gli toccò la palla, permettendo a Sandro di rubarla e segnare in contropiede il canestro della vittoria.
Il Vate sorrise, colpito dal gesto futurista della Famiglia De Simone, più simile alla Beffa di Buccari del Vate – quell’altro, d’Annunzio! – che a uno schema dei Celtics.
Se è vero – com’è vero – che tutto comincia a Roseto, mi piace pensare che da quell’azione piratesca cominciò il viaggio vincente di Valerio.
Buon compleanno, Vate e, come dicono in Sardegna, “a chent’annos!”
Caro GP, forse inizió ancora prima la sua parabola. Era il 1972 e ci fu il primo torneo estivo di San Marino. Era la prima volta che Lucky Capicchioni aveva messo su la sua San Marino All Stars zeppa di americani. Per l’occasione aveva preso, a sua insaputa, il coach imberbe P. J. Carlesimo (poi NCAA, NBA, Dream Team quello vero). Quando ci fu lo scontro con la Candy Brugherio di Serie B, allenata da un baffuto non imberbe non vate Valerio Bianchini, Lucky scommise con P.J. che avrebbero perso. Perchè? Perchè la Candy gioca meglio. Scommisero l’orologio del NIT di New York di Carlesimo.
Quello che stava in bella mostra sulla scrivania del Capicchioni a San Marino.