Il prossimo mese di novembre avrebbe compiuto 101 anni .
Valentino Di Franco era originario di Isola del Gran Sasso, ultimo reduce del Battaglione Alpini L’Aquila, sopravvissuto alla spedizione in Russia nella Seconda Guerra Mondiale.
Fino alla fine ha incontrato le scolaresche per sottolineare che tutte le “cose belle” si conquistano con tanti sacrifici. Raccontava ai giovani perchè era costretto a camminare con due protesi alle gambe. Narrava e piangeva non per quello che aveva lasciato nella campagna di Russia ma per gli amici che aveva visto morire in nome di qualcosa che non era nel suo cuore.
Valentino, insieme a quattro commilitoni a Selenyj Jar era in postazione quando gli alleati tedeschi bombardarono, per sbaglio, la zona. Rimase in vita solo lui . Quattro gallette per mangiare e tanti chilometri piedi tra la neve per raggiungere la base da dove era partito . Durante la marcia, a meno 40 gradi ,incrociò una camionetta tedesca, chiamò aiuto ,riuscì a raggiungerla e ad attaccarsi al mezzo, dietro. Un soldato tedesco colpi le mani con il fondo del fucile e lui cadde a terra.
Arrivato alla base italiana chiese subito di mangiare, erano finite le quattro gallette prese cinque giorni prima. ” Mangiai” mi disse ” la più buona pasta e fagioli del mondo, anche se era una brodaglia , ne assaporai cinque piatti. Poi un commilitone mi disse di recarsi in infermeria per la visita con il tenente medico. Mi sentivo bene dopo aver mangiato, non volevo andare alla visita ma obbedii”
Entrato in ambulatorio il medico ordinò di togliersi gli scarponi tutti inzuppati e più cartone che pelle come la storia poi dimostrerà. “Gli scarponi facevano corpo unico non i miei piedi o meglio con i miei piedi congelati. Mi amputarono entrambe le gambe”.
Lui era stato chiamato a combattere edc era andato a combattere anche se la guerra non gli piaceva. Aveva onorato il suo impegno e tornato a casa senza entrambi gli arti inferiori. Per questo diceva ai giovani di tenersi stretta la libertà guadagnata. Anche lui ne aveva portato un pezzettino, dalla Russia.
Grazie a Catia Di Luigi lo intervistai in una scuola di Montorio e in seguito mi invitò a Monterotondo , nel Lazio , per ripetere l’iniziativa con altri giovani. Valentino mi ha regalato tanto .
Storie di eroi