“Noi figli della guerra, orgogliosi dei nostri padri che ci hanno fatto studiare”.
Castellalto
Di scuole non se ne costruiscono più. Eppure quell’investimento renderebbe più sicuro il luogo dove i ragazzi investono per il futuro. Anche i ragazzi , purtroppo molti, non investono più sul loro futuro.La scuola italiana checchè ne dicano i proclami dei ministri dell’istruzione che si susseguono nei governi “fotocopia e inutili”, non regge il passo delle omologhe di diversi Stati europei.
La figlia di un mio amico mi disse “Siamo dietro rispetto a tante realtà. Siamo dietro per tecnologia anche al Portogallo che pensiamo sia una realtà meno sviluppata della nostra. Perdiamo tempo.Siamo come il maratoneta che non si impegna per stare nelle prime posizioni e pensa che ha tutto il tempo per recuperare”. in questo articolo voglio raccontare una storia nella quale mi sono imbattuto per…un invito a pranzo.
Gli ex alunni di Castellalto, parlo di persone oggi in pensione e con 73 anni di età, erano giovanissimi quando furono concepiti dai genitori. La guerra, la seconda, era finita da cinque anni.C’erano ancora macerie “firmate” dai
bombardamenti.Tanti papà non erano tornati dalle battaglie e dalle trincee, tanti altri erano si tornati ma chi non una gamba in meno e chi con un braccio in meno.Intanto nei primi anni 60 nasceva la scuola media a Castellalto. Leggo quella decisione della politica di allora come un contributo affinché l’Italia , dopo il dramma, desse l’opportunità ai cittadini del domani, gli adolescenti , quella opportunità importante ,attraverso lo studio, di partecipare ad una Nazione più bella , quella era si una politica patriota, competitiva, ricca.
Il filmato che vi presento è stato girato durante un pranzo “speciale”. Donne e uomini ormai in pensione che si riunisco per ringraziare Dio , i genitori (allora poveri e quindi con grandi sacrifici) e lo Stato che costruendo una scuola media nel piccolo borgo di Castellalto aveva fatto un regalo a quei ragazzi che lo ripagavano con lo studio, la conoscenza, il coraggio di fare sempre meglio. Coraggio tramandato poi ai figli e oggi ai nipoti.Un bel racconto quello di Sante, l’organizzatore della cena “della riconoscenza” che va avanti da decenni.