Maria ci regala una poesia

Abbandono

Quattro mura di pietra, terra e paglia.

Una vuota stalla, attanagliata già dalle sterpaglie;

una scalinata smessa e azzoppata

si schiude sull’ampio vano dove siede il focolare;

il tavolo di quercia, robusto, ancora altero,

patriarca tra sedie sbilenche, finestre cariate,

cadute come denti stanchi e invecchiati.

La camera si nasconde, pudica,

dietro l’unica porta ancora chiusa. 

Casa.

Abbandono

 Questa mia poesia inserita nella raccolta Suoni e Rumori tra le valli del Gran Sasso, vuole essere una dedica alle tante case abbandonate che si trovano disseminate sul nostro territorio, arricchendolo e arricchendoci.

Fascino e mistero; solitudine e incomprensione. Squarci di anime. Queste sono i sentimenti che esse generano. Le case abbandonate mi hanno sempre affascinata. Sono frammenti di storia che non vogliono morire e, per chi sa ascoltare, continuano a raccontare.

3 commenti

  1. Maria sceglie le parole come un acrobata frasi suoni. Tutto vibra di antichi ricordi tlxhe sa rendere attuali.

  2. Maria è un’acrobata della parola che le serve per far vivere ancora usi e costumi antichi, la cui eco ancora si sente

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