Abbandono
Quattro mura di pietra, terra e paglia.
Una vuota stalla, attanagliata già dalle sterpaglie;
una scalinata smessa e azzoppata
si schiude sull’ampio vano dove siede il focolare;
il tavolo di quercia, robusto, ancora altero,
patriarca tra sedie sbilenche, finestre cariate,
cadute come denti stanchi e invecchiati.
La camera si nasconde, pudica,
dietro l’unica porta ancora chiusa.
Casa.
Abbandono
Questa mia poesia inserita nella raccolta Suoni e Rumori tra le valli del Gran Sasso, vuole essere una dedica alle tante case abbandonate che si trovano disseminate sul nostro territorio, arricchendolo e arricchendoci.
Fascino e mistero; solitudine e incomprensione. Squarci di anime. Queste sono i sentimenti che esse generano. Le case abbandonate mi hanno sempre affascinata. Sono frammenti di storia che non vogliono morire e, per chi sa ascoltare, continuano a raccontare.
Maria sceglie le parole come un acrobata frasi suoni. Tutto vibra di antichi ricordi tlxhe sa rendere attuali.
Sono d’accordo con te e ti annuncio che sarà presente anche domenica prossima su questo blog. La sezione poesia avrà anche una new entry. Saluti
Maria è un’acrobata della parola che le serve per far vivere ancora usi e costumi antichi, la cui eco ancora si sente