Le istituzioni finanziarie investono in armi nucleari

In sette mesi oltre 700 miliardi di dollari investiti da chi gestisce il denaro privato.

Don’t bank on the bomb (“non investire nella bomba”) è il nome dell’iniziativa del Premio Nobel per la pace ICAN (Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari) e della Ong olandese Pax.

I.

Il ruolo chiave delle istituzioni finanziarie

I numeri evidenziati dal report testimoniano il ruolo chiave delle istituzioni finanziarie che decidono di non investire e di non sostenere finanziariamente le società produttrici di armi di distruzione di massa.

All’interno del documento è citata Etica Sgr come esempio positivo del settore finanziario, anche per l’impegno profuso dalla nostra società di gestione durante la Prima Conferenza delle Parti del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons – TPNW), che si è tenuta a Vienna nel giugno 2022.

Le principali evidenze del report Don’t bank on the bomb

Secondo il Rapporto, Northrop Grumman è la società più attiva al mondo nell’ambito delle armi nucleari, con almeno 24,3 miliardi di dollari in contratti attivi. Anche Aerojet Rocketdyne, BAE Systems, Boeing, Lockheed Martin e Raytheon Technologies detengono contratti multimiliardari per la produzione e/o lo stoccaggio di armi nucleari.

Il rapporto evidenzia inoltre che le aziende del settore finanziario detengono asset nelle aziende produttrici di armi nucleari per oltre 746 miliardi di dollari, un aumento di 61,5 miliardi di dollari rispetto al dato indicato nel 2021. Questo risultato può essere attribuito a un aumento del valore totale delle azioni, cresciuto di 108,5 miliardi di dollari. Molti produttori di armi nucleari producono anche armi convenzionali e nel 2022 hanno visto aumentare il valore delle loro scorte, anche a seguito dell’annuncio da parte degli Stati della NATO di un aumento significativo della spesa per la difesa, come conseguenza dell’invasione della Russia in Ucraina.

Il principale sviluppo positivo evidenziato è la riduzione degli investimenti a lungo termine nelle società appartenenti all’industria delle armi nucleari. I dati mostrano un calo di 45,9 miliardi di dollari di prestiti e finanziamenti. Ciò potrebbe segnalare che un numero crescente di investitori non vede la produzione di armi nucleari come un mercato attraente nel lungo periodo e considera le aziende coinvolte come un rischio da evitare in questo orizzonte temporale.

L’impegno di Etica Sgr che non investe nelle “guerre nucleari”

L’attività di Etica Sgr è ampiamente documentata nel report di ICAN e Pax. Aldo Bonati, Stewardship and ESG Networks Manager, è citato nella sezione intitolata “Financial sector addresses inaugural TPNW meeting” (pagg. 9-11). L’articolo approfondisce il ruolo assunto dalla Sgr italiana in occasione della Conferenza delle Parti a Vienna, in cui Ugo Biggeri, Presidente di Etica Sgr, è intervenuto davanti ai delegati di tutto il mondo per leggere la “Dichiarazione degli investitori”, scritta da Etica Sgr insieme a ICAN, e sottoscritta da numerosi investitori internazionali.

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