quinta puntata
di Angelo Panzone
…… UN POETA BOZZETTISTA
Era giovanissimo Lamberto De Carolis allorquando si affacciò per la prima volta nell’affascinante ambiente culturale dell’arte poetica: nel 1931, infatti, all’età di appena 21 anni, fu edito a Penne un suo volume di poesie dal titolo “Kalendimarzo”.
La pubblicazione di questa raccolta di liriche, scritte sia in dialetto che in lingua, gli permise di mettersi subito in evidenza nell’ostico mondo della poesia, visto e considerato che all’uscita del volume seguirono recensioni e giudizi favorevoli da parte dei più autorevoli rappresentanti della critica letteraria dell’epoca i quali, del suo stile poetico, apprezzarono, oltre che l’incantevole ispirazione e la sottile vena creativa, anche la capacità di applicare alla perfezione le regole canoniche della metrica, attitudine derivante indubbiamente dalla profonda conoscenza della produzione letteraria dei poeti classici.
Come giustamente sottolineato da Luigi Braccili, la poesia di Lamberto De Carolis, lontana dal lirismo stucchevole, dalla retorica opprimente, dai luoghi comuni stantii e, soprattutto, dal cliché standard di una poesia grigia e monotona, è catalogabile nel novero di quella che si usa chiamare “poesia bozzettistica”. Lo stesso Luigi Braccili, inoltre, in merito allo stile poetico di Lamberto De Carolis, aggiunge che la sua a volte è “satira pungente” e, per mettere in risalto la nitidezza dei suoi versi, afferma che questi assomigliano molto ad un’acquaforte ossia a quella antica tecnica di incisione delle lastre di rame mediante l’aggressiva e decisa azione di sostanze corrosive.
Grazie ad una peculiare singolarità dell’espressione poetica, molti dei suoi componimenti in rima sono ancora oggi riportati in antologie e riviste, oltre che essere declamati nel corso di recital teatrali. Negli anni ’70, inoltre, l’allora popolarissima emittente “Radio Pescara”, per diverso tempo, mise in onda una rubrica settimanale di grande successo dedicata esclusivamente alla recitazione e all’analisi semantica e letteraria delle sue poesie.
L’affermazione di Lamberto De Carolis come poeta fu confermata, oltre che dalle valutazioni positive dei recensori letterari e dall’apprezzamento da parte dei lettori, anche dal notevole successo riscosso dalla sua poesia viva, incisiva e limpida nei vari certami a cui fu chiamato a concorrere. Uno dei riconoscimenti più prestigiosi che conseguì con la partecipazione a tali concorsi di poesia fu il primo premio assoluto la “Paranza d’Oro”, conquistato nel 1968 nel corso della Rassegna del Folclore Abruzzese di Pescara, con la poesia “Lu vente”, un componimento articolato su moduli di forte tensione espressiva, ulteriormente rimarcati dall’uso del dialetto.
Nell’ambito della poesia vernacola, inoltre, il poeta bisentino ottenne anche altri attestati di encomio come il premio “Modesto Della Porta” a Guardiagrele, il “Ripolo d’Oro” a Corropoli, il “Giugno dialettale” a Teramo e ancora ulteriori premi nei concorsi di poesia dialettale di Campli, Ortona a Mare, Roseto degli Abruzzi e Castelfrentano.
Il lungo tragitto culturale percorso da Lamberto De Carolis nell’universo della poesia, a partire dai primi componimenti “giovanili” concepiti in età scolare fino agli scritti elaborati nel pieno della sua maturità letteraria, è perfettamente tracciato nelle pagine di “Risate e Suspire”, una raccolta di poesie pubblicata nel 1972 per i tipi de “L’arte della stampa” di Pescara.
Come si evince dal titolo, “Risate e Suspire” espone l’ordinario avvicendarsi di momenti di gioia e di inquietudine che caratterizza il naturale evolversi dell’esistenza umana. Il libro, infatti, è diviso in due sezioni: quella delle risate, dove si susseguono spassosi sonetti ispirati ad aneddoti divertenti effettivamente accaduti e a personaggi curiosi realmente esistiti, e quella dei sospiri in cui emerge in tutta la sua essenza l’animo riflessivo e introspettivo del poeta.
Come osservato da alcuni critici, il grande successo di questo volume, che a parere della gran parte dei cultori di letteratura costituisce la sua opera più significativa, è da ricercare nella assoluta abilità di veicolare il messaggio poetico per mezzo di un espressione diretta ed efficace. In una recensione apparsa su il quotidiano “Il Tempo”, ad esempio, si afferma che la vera forza della poesia di Lamberto De Carolis, oltre che nelle espressioni del suo sentimento e della sua fantasia, risiede nel linguaggio impiegato, che non è altro che l’idioma del popolo, proposto nelle sue più belle locuzioni, semplici ma profonde di significato.
Questa naturale spontaneità e freschezza delle sue poesie gli consentirono di trasformare molti dei suoi componimenti in rima in opere teatrali con la stesura di alcune commedie, tra le quali la più nota è “Nozze e maccarune … calle calle”. Nelle opere teatrali, infatti, vengono portati in scena molti degli aneddoti e dei personaggi, in precedenza già “dipinti” nelle poesie, eseguendo la relativa elaborazione delle sceneggiature e delle trame con una notevole disinvoltura senz’altro derivante dal fatto che le sue liriche in effetti rappresentano già di per sé delle commedie in pillola. D’altra parte, come già accennato, servendosi di un appellativo affibbiatogli da Luigi Braccili, Lamberto De Carolis può essere considerato un poeta “bozzettista” proprio per la spiccata attitudine di saper impreziosire i suoi testi di colorati dettagli e di accurate minuzie che lo conducono ad incorniciare dei brevi racconti in quadretti di poesia.