quarta puntata
di ANGELO PANZONE
…… UNO STORICO MINUZIOSO
Svolgendo la professione di giornalista, Lamberto De Carolis era senz’altro abituato a registrare i fatti di cronaca, ma la spiccata inclinazione all’esplorazione delle realtà sconosciute, che caratterizzava la sua metodologia di raccolta delle informazioni, lo indussero presto a dedicarsi anche alla registrazione degli avvenimenti del passato.
E fu, dunque, per la grande passione per la storia che diventò socio della “Deputazione Regionale di Storia Patria negli Abruzzi” de L’Aquila, la prestigiosa istituzione culturale che vide tra i suoi membri nientemeno che Benedetto Croce, il quale tra l’altro ne fu anche Presidente onorario e rappresentante in seno all’Istituto Storico Italiano.
Tuttavia, nell’occuparsi di storia, l’intellettuale bisentino si dimostrò quasi indifferente nei confronti degli eventi più significativi del passato ossia quelli che hanno determinato le grandi svolte epocali dell’Umanità, ma preferì piuttosto approfondire quella che viene definita “storia minore” ovvero quella disciplina che si prefigge la ricostruzione del passato mediante le vicende di secondo piano, di norma trascurate dagli studiosi più autorevoli.
Lamberto De Carolis, infatti, aveva intuito che a volte non si riescono a comprendere fino in fondo molti aspetti narrati dalla storiografia “ufficiale” proprio perché non si conosce l’ambiente in cui gli eventi sono maturati. Molti degli episodi significativi che hanno modificato il corso della storia, in effetti, hanno origine nella quotidianità della “gente comune” la quale, sebbene i grandi storiografi non l’abbiano mai voluto esaminare a fondo, spesso consente di scoprire le peculiarità di un’epoca storica in maniera più completa di quanto non si riesca a fare prendendo in considerazione soltanto le vicissitudini di coloro che esercitavano il potere.
Inoltre, proprio perché riteneva la “storia minore” meritevole di essere approfondita con rigore e meticolosità, nelle sue ricerche storiografiche fece sempre ricorso a fonti molto accreditate, sebbene spesso, per la propensione ad impreziosire i suoi lavori di un’aureola di originalità, si sia servito anche di leggende attinte direttamente dalla tradizione popolare.
Nel 1968 Lamberto De Carolis, dopo un lungo ed impegnativo lavoro di ricerca, pubblicò la sua prima opera di storia, un volume dal titolo “Bisenti – Enigma Tolemaico”. In questo libro si cerca di stabilire quale sia stata l’esatta ubicazione di Berethra, l’antico centro pre-romano che Tolomeo indica tra le principali città pretuzie, per arrivare a sciogliere l’enigma che non consente ancora oggi di sapere con precisione se questa città è da identificare con le attuali Montorio al Vomano, Civitella del Tronto o Bisenti. Il pretesto è buono per affrontare altre questioni di natura storica quali lo studio dell’origine e del tracciato della “Via ad Salinas”, l’antica strada che di sicuro attraversò Berethra, costruita dai Sabini-Piceni per giungere all’Adriatico e rifornirsi di sale, e di altre sue traverse più brevi utilizzate per la marcia degli eserciti e il trasporto dei vini dell’Agro Pretuziano, come ad esempio la “Via dei Marsi” che giungeva a Città Sant’Angelo, scendendo da Vado Siella e transitando per Bisenti. Il libro inoltre riferisce dei numerosi reperti rinvenuti nelle zone archeologiche circostanti Bisenti, su quello che si ritiene il tracciato della “Via ad Salinas”, nelle quali aree gli oggetti venuti alla luce fanno pensare che Bisenti sia stata una “mansione” di questa antica strada ovvero una di quelle stazioni che si trovavano in corrispondenza di ogni tappa, che non superava le dieci ore di cammino, per il ricetto di animali e passeggeri e per il cambio dei cavalli. Negli ultimi capitoli, sempre al fine di individuare la collocazione della città pretuziana, le argomentazioni si incentrano dapprima sulla descrizione delle monete di Berethra, con il commento delle figure rappresentate nel recto e nel retro di soldi ritrovati nelle aree di presunta ubicazione dell’antico centro, per poi concludersi con una accurata analisi etimologica del toponimo.
Dopo la pubblicazione del volume “Bisenti – Enigma Tolemaico”, Lamberto De Carolis diede alle stampe un ulteriore trattato di storia dal titolo “Silvi – Storia, folclore, turismo”, un libro che, a tutti gli effetti, può essere considerato un sincero omaggio alla cittadina che lo accolse a braccia aperte e per molto tempo lo ospitò. E dalla lettura dell’opera si avverte chiaramente che la gratitudine che volle manifestare nei confronti della località rivierasca era davvero molto forte, considerato che il libro su Silvi esamina approfonditamente e in tutti i suoi aspetti la storia della cittadina, arrivando a esporre finanche l’origine della gloriosa tradizione marinara e i metodi di pesca escogitati dai vecchi pescatori silvaroli.
Nella prefazione del volume, affidata a Carino Gambacorta, si mette in evidenza che l’autore del libro con l’elaborazione dell’opera, oltre ad aver dato alla luce un testo dallo stile agile, si dimostra anche “ricercatore attento e studioso equilibrato” e, a tal proposito, si invita il lettore a prestare particolare attenzione alla diligente ricostruzione storica della vera ubicazione del porto sul Matrinum.
Il libro “Silvi – Storia, Folclore, Turismo” |
A riguardo del libro “Silvi – Storia, folclore, turismo”, numerosi furono gli attestati di stima formulati dai principali esperti letterari dell’epoca. In una propria recensione, Luigi Del Pinto, ad esempio, a proposito del volume dedicato a Silvi si esprime in questi termini: “Il libro è un prezioso gioiello, una vera graziosa antologia. De Carolis si rivela maestro impareggiabile dove si accendono impensate sfumature che creano l’incanto. La trama è vasta, ma lieve è il filo d’oro ed esperta la mano del tessitore”.
Ad ogni modo, nell’ambito della propria attività storiografica, il lavoro più importante scritto da Lamberto De Carolis è senza nessun dubbio “Bisenti – Storia, leggende, tradizioni, folclore”, un’opera che, come evidenziato in prefazione dallo scrittore Giuseppe Porto, può essere a pieno titolo ritenuta lo scioglimento di un “voto d’amore” verso il paese che gli aveva dato i natali.
Il fatto che sia un atto d’amore nei confronti della sua Bisenti è confermato anche dalla chiosa scritta dallo stesso autore nel risvolto di copertina: “La pubblicazione del presente volume perché le giovani e le future generazioni traggano, dal passato, esempio e monito di fede, retaggio di civili virtù ed orgoglioso amore per il proprio paese”. Da queste parole, infatti, emerge visibilmente l’immenso affetto per la propria terra natia dell’autore il quale, inoltre, temendo che questo smisurato amore un giorno svanisca, consumato dal tempo, auspica che il libro possa servire a travasare il suo attaccamento al paese anche alle future generazioni perché rimanga sempre vivo.
Incluso nella prestigiosa Collana “Storie e documenti”, diretta dal Prof. Giuseppe Porto, nella Sezione I – Abruzzo, il libro “Bisenti – Storia, leggende, tradizioni, folclore”, partendo dagli appunti raccolti nelle biblioteche e negli archivi, adeguatamente completati con le notizie apprese dalla viva voce degli anziani, ricostruisce in maniera compiuta e dettagliata la storia del paese d’origine dell’autore.
Gli argomenti trattati nel libro dedicato a Bisenti sono davvero molteplici: il volume, infatti, si apre con approfondimenti sulle origini e sul nome del paese, illustra la leggenda secondo cui Ponzio Pilato sarebbe nato a Bisenti, propone i diversi spaccati sociali del paese nei vari periodi storici, descrive le chiese e i monumenti, racconta gli eventi più significativi accaduti nel corso degli anni, ricorda i concittadini più illustri, espone le risorse economiche e le attività sociali e culturali, per concludere con annotazioni sulle tradizioni e il folclore.
Tuttavia, nonostante i temi affrontati siano così numerosi e notevolmente sfaccettati, nell’elaborazione del libro Lamberto De Carolis, facendo uso della sua caratteristica sobrietà stilistica, ha saputo tenere lontano quella confusione e quel disordine che inevitabilmente contaminano i testi troppo variegati, dando vita ad un’opera nel contempo minuziosa e rigorosa.
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