terza puntata
di Angelo Panzone
…… UNO SCRITTORE “ABRUZZESISTA”
Stimolato da un incontenibile amore per la sua terra, Lamberto De Carolis fu sempre affascinato dalle antiche usanze della gente d’Abruzzo e dalle leggende dei tempi andati, tramandate dai nonni ai nipoti nella maggior parte delle famiglie abruzzesi. Questa immensa passione per lo studio delle vecchie tradizioni locali lo portò a scrivere diversi saggi di demologia riguardanti gli aspetti più svariati della vita regionale.
L’incessante attività di ricerca svolta come membro del Centro Regionale per le Tradizioni Popolari di Pescara gli consentì di conferire agli argomenti trattati nei suoi libri una ricchezza e una completezza tali da indurre lo scrittore, giornalista e politico Mario Pomilio a definirlo una “miniera di memorie abruzzesi”.
Come scrittore, dunque, Lamberto De Carolis predilesse gli argomenti inerenti la ricostruzione del passato e, a giudicare dai minuziosi dettagli che si rilevano nei suoi testi, si può senz’altro asserire che la sua attività di ricerca fu caratterizzata da un’indagine meticolosa ed appassionata.
Uno dei lavori più importanti scaturiti dai suoi studi demologici è il libro pubblicato nel 1966 con il titolo “L’Abruzzo”, un volume zeppo di dati, notizie e curiosità sulle peculiarità regionali abruzzesi, a proposito del quale il giornalista Camillo Renato Baccalà si espresse in questi termini: “Il lavoro del De Carolis è degno, veramente degno, di tutto il nostro Abruzzo e costituisce il più simpatico corredo di cui possa onorarsi qualsiasi abruzzese”.
Egli stesso nella prefazione del suo libro evidenzia che nel volume, sviluppato in collaborazione con l’insigne umanista atriano Luigi Illuminati, l’Abruzzo è tracciato in una rapida e chiara sintesi della sua storia, arte, costume e vita. Nell’elaborare questo libro, inoltre, lo scrittore bisentino, facendo tesoro dei suggerimenti dispensati da Luigi Illuminati, evitò di impostare il lavoro come una raccolta formale ed incolore di dati statistici: infatti, confidando sul suo talento poetico, Lamberto De Carolis riuscì ad impreziosire il testo con elementi creativi che rendevano le esposizioni assai piacevoli e apportavano alle diverse argomentazioni trattate un notevole fascino. Tanto è vero che, in riferimento ai consigli impartiti dall’illustre intellettuale atriano, purtroppo scomparso prima che il volume venisse alle stampe, la prefazione del libro si conclude con questa puntualizzazione: “Luigi Illuminati voleva che il volume si presentasse a scopo di cultura, con particolare diffusione nelle scuole e quindi senza pesantezza d’erudizione e di documentazioni storiche e statistiche. Abbiamo voluto, per questo, che vi aleggiassero poesia e sentimento ad espressione dello stesso pathos del popolo abruzzese”.
Ulteriori approfondimenti sull’Abruzzo furono successivamente presentati con la pubblicazione di “Effemeride abruzzese”, una sorta di “diario” in cui vengono fornite, proprio come nelle tavole astronomiche annuali stilate dagli antichi, informazioni di ogni genere inerenti la vita abruzzese, riferite ai diversi periodi dell’anno.
Le dissertazioni sui vari aspetti salienti della cultura regionale abruzzese, che caratterizzarono l’intensa attività letteraria di Lamberto De Carolis nei primi anni della sua “carriera” di intellettuale, comunque non si limitarono agli studi riportati in “L’Abruzzo” e in “Effemeride abruzzese”, ma proseguirono con pari vigore anche in seguito: dopo la pubblicazione di queste opere, infatti, le sue ricerche si orientarono sull’analisi del dialetto abruzzese con la fondazione, alle dipendenze dell’Istituto di Filologia Moderna dell’Università de L’Aquila, di una sezione con sede a Bisenti dell’Istituto Dialettologico d’Abruzzo e Molise che fu intitolata al poeta bisentino “Umberto Mattucci”.
Ad ogni modo, tra i vari argomenti di cui l’autore bisentino si occupò nei suoi scritti, ce ne fu comunque uno a cui si dedicò con singolare interesse, quello riguardante le bande musicali abruzzesi. Questa particolare passione la ereditò indubbiamente dal padre Federico il quale nel 1927 ricostituì il glorioso Complesso Bandistico “Città di Bisenti”, dopo circa un ventennio di inattività, diventandone presidente ed affidandone la direzione artistica al maestro Florestano Catitti.
Fin da ragazzo, quindi, Lamberto De Carolis, affezionato com’era al padre Federico, seguì con piacere le tournèe della Banda di Bisenti e si appassionò cosi tanto alla cosiddetta “arte dei suoni” che ben presto diventò, oltre che raffinato intenditore di musica, anche grande conoscitore delle tante storie e leggende che aleggiavano nell’ambiente bandistico a proposito dei successi dei principali corpi musicali abruzzesi, ma anche a proposito delle loro disavventure. Anche in questo campo, infatti, fece molte ricerche e con l’acume che lo caratterizzava, si spinse sempre alla scoperta delle curiosità più interessanti, dei fatti più intriganti e dei personaggi più strani. Per fare un esempio del suo fine metodo di indagine nel mondo della musica, è sufficiente citare una considerazione riportata in uno dei suoi scritti in cui, nell’esporre l’arte musicale di Vincenzo Bellini, tradendo per l’ennesima volta il suo amore per l’Abruzzo, mise in evidenza che i genitori dell’illustre compositore erano di Torricella Sicura e fece quindi notare che, per tale ragione, la sua linea melodica risentiva chiaramente della tonalità delle canzoni abruzzesi.
Intorno ai numerosi corpi bandistici d’Abruzzo fiorirono aneddoti in grande quantità e Lamberto De Carolis si divertì a raccoglierli, a metterli nero su bianco e a metterli in relazione tra loro, realizzando un “collage letterario” che nel suo insieme costituisce una sfiziosa ricostruzione storica delle bande musicali abruzzesi. In questo lavoro letterario, riportato in un libro dal titolo “Maestro, musica”, pubblicato nel 1980 in edizione postuma, grazie alla notevole competenza in materia dell’autore, viene tracciata in maniera esaustiva un’appassionante storia dei principali complessi bandistici abruzzesi e dei maestri più affermati, riportando dati precisi e fatti accaduti secondo quel rigore storico che per lui è sempre stato un irrinunciabile caposaldo nella stesura della sua saggistica letteraria.
Anche in questa opera, che narra la vita e le fatiche dei bandisti, i loro difetti e i loro vizi, ritroviamo, come nei libri pubblicati in precedenza, la particolare attenzione che Lamberto De Carolis ha sempre prestato alla descrizione delle curiosità più minute: le proverbiali “scostumatezze” dei bandisti a tavola, le loro disavventure di viaggio e le brutte figure rimediate dalle cosiddette “papere mute”, ossia i musicanti che suonavano in “chiave di silenzio” inseriti nell’organico per il semplice motivo di arrivare al numero di elementi scritto in contratto, vengono infatti raccontate con dovizia di particolari e con il gusto del dettaglio.
Molti aneddoti analoghi a quelli riportati nel del libro “Maestro, musica”, prima dell’uscita di questa opera, furono comunque già pubblicati nella rubrica “Li fattarille” del suo giornale “L’Ora d’Abruzzo e Molise” e proposti alla radio, nelle trasmissioni della RAI regionale d’Abruzzo, declamati dallo stesso Lamberto De Carolis con il sottofondo delle più famose marce sinfoniche composte dai maestri abruzzesi.
Le prime due puntate 15 e 22 gennaio 2023, prossima 5 febbraio 2023