di MARIA MATANI
Il solfeggio del vento
Tra i vigorosi respiri del vento mi disperdo,
braccia allargate e palmi aperti m’inebrio.
Suono la mia musica con il grande maestro,
irradianti accenti acuti di remoto triangolo.
Vai, canto mio solitario, vai nota vibrata,
confonditi nell’immensa orchestra,
con assordanti ritmi del vento autore,
sprofonda nello spazio della sconfinata libertà.
E mentre tutti i secoli scorrono tra le mie dita,
tu corri più forte e torna solo dopo aver trovato
il sogno perduto e mostramelo una volta ancora.
La voce del vento
Vento, tu mi sussurri parole gentili dette piano a ritmo del mio cuore!
Parole come gocce d’acqua cadute sui petali di rose, curano la mia arsura, distendono le mie rughe, aprono il mio sorriso, schiudono i miei pensieri, risvegliano i miei ricordi, ravvivono gli antichi nostri giochi, riscoprono i miei tramonti spensierati, quando correvo incontro al sole che andava a dormire, sicura dell’alba successiva.
Brezza tra i capelli scompigliati, respiro del mondo. Sogni ribelli in ebollizione, lessico musicale riportato in superficie da venti di grazia sconosciuti, scampoli di vita che riemergono da esistenze incagliate, sommerse; libertà sciorinata, sbattuta in faccia, capace di scuotere animi di pietra. Note impossibili da scrivere, sagome errabonde.
Nella notte di vento, accanto all’ululato triste, ascoltare puoi i segreti del mondo, quelli che in un circolo senza fine gli alberi si raccontano l’un l’altro, segreti che rotolando a valle diventano misteri, entrano negli agglomerati urbani, bussano alle porte, scendono dai comignoli, si tuffano nei fiumi, fino a raggiungere il mare, a gonfiare le vele, a rimestare le onde, a disseminare, tra le tante parole, anche un frammento del tuo amore.
La vita è fatta d’aria, zefiro soave, libeccio chiaro e tramontana scura; ad ognuno il suo soffio e un soffio dopo l’altro scopriremo il nostro migrare.
Il vento. Un eterno presente, un attuale passato. Secoli ancora tra noi e noi con loro. Che spettacolo! Questa poesia sembra una canzone stilnovista con l’invito al componimento di andare lontano e riportare il passato e non disperdere i suoni e le parole al vento