di Maria Matani
Stretto nella bocca serrata
l’ultimo respiro trattengo,
nell’attesa che il miracolo arrivi.
In pochissimi versi, oggi tento di esprimere un sentimento profondo.
La poesia, attraverso parole coadiuvate da immagini e ritmo, è in grado di generare fremiti che, battendo sui martelletti della nostra coscienza, fa vibrare le corde dei sentimenti nostri più profondi e più veri. In questo periodo post sismico, protrattosi in maniera oltremodo bislungo, il problema della ricostruzione è stato visto, come normale che sia, con gli occhi, la cognizione e la sensibilità degli uomini, che hanno ardentemente sperato e sperano ancora di poter rientrare nelle loro case; io ho cambiato il punto di vista, ho cambiato la prospettiva, guardando il problema con occhi nuovi e mente aperta.
La poesia questo lo può fare, dare voce alla stanca e cadente casa e io l’ho fatto. La casa diroccata e malmessa che chiede aiuto a noi umani, noi capaci, se vogliamo, di sistemare le pietre sconnesse per riportare equilibrio, stabilità e gioia di vivere.
Si, se riusciamo a sentire il respiro delle pietre, il loro affanno, il loro lamento, nulla ci apparirà più estraneo e impossibile.
Come spesso accade, Maria tratteggia con pochi ed essenziali versi, emozioni.
In questo caso, l’attesa. Terribile della scossa che finisca o speranzosa di rientrare nella propria casetta?
Chi ha pennellato su questi sassi e su di essi dipinto ,scolpito e forgiato lo spirito della propria infanzia,con tutti i colori che la vita ci costringe ad adoperare ma che può essere vissuta una sola volta e per pochi anni e che diventa, col passare del tempo, la base e lo scrigno più solido e prezioso dei nostri ricordi fino a tarda età, può capire ed emotivamente rivivere e sublimare con commozione profonda il misterioso meccanismo scatenato dal “respiro delle pietre” e coglierne il pieno senso ed inebriarsi nei turbamenti evocati, ciascuno nel proprio intimo ricordando vividamente i colori della propria tela in un solo attimo…..questa è vera Poesia: un cinema delle emozioni suscitate da parole. Grazie Maria.
Ben venga questa forma di sublimazione, l’abbandono della propria casa – al di là dell’immobilismo dei terremotati, che nulla fanno per soddisfare il diritto a rientrarvi – è una ferita manifesta sulla psiche e sulla mente dello sfollato, percepibile, dagli spiriti sensibili, soprattutto sulle Pietre, sulle Cose abbandonate…