Il sottotitolo è “racconto più che breve”. Chi lo ha scritto si firma “Anonimo castellano”. Pregevole nella scrittura ,il pezzo è del 1974. Vale la pena leggerlo tutto di un fiato .
Non era consuetudine, per Marcellino,
salire sul postale per recarsi in città,
non riusciva però a trattenersi, quando,
in cartellone, veniva annunciata una
nuova pellicola cinematografica.
Veniva informato dagli stessi autista
e fattorino, ai quali si era raccomandato,
e che, dopo l’ultima corsa dal
capoluogo al paese, qui si fermavano
per il pernottamento.
Per Marcellino, era sufficiente conoscere
Il titolo del film, per decidere
se andare o rimandare la partenza
ad una prossima proiezione più consona
ai suoi interessi.
Altro non voleva sapere.
Sugli orari di partenza e di ritorno
era già informato;
le corse verso il capoluogo, e, viceversa
erano scarse, doveva quindi
svegliarsi e partire alla buonora per
essere di ritorno prima dello “struscio”
serale in piazza.
Programmava tutto meticolosamente,
come se dovesse onorare un impegno,
o, assolvere ad un compito che gli era
stato assegnato.
Come scegliesse i titoli delle pellicole,
non era dato sapere, non diventava
difficile, però, risalire alla fonte
dell’ispirazione ……
…… Salendo la scalinata, verso la Scuola d’Arte,
sulla destra, al numero diciannove ed
all’ ultimo piano di un palazzotto Signorile,
abitava un maiolicaro con la moglie
ed una figlia, alla quale aveva dato
il nome di una delle eroine di
Emilio Salgari.
Anche il nome della strada “Salita Paradiso”
sembrava più che mai appropriato per
indicare l’ubicazione di uno spazio
extratemporale dove i libri avevano
sostituito i muri ed emanavano un
odore di carta stampata, senza quello
della polvere, e quello di storie
di uomini e donne di cui serbare
il ricordo, come a conservare il profumo
dell’anima.
Varcare l’uscio di questo non luogo,
equivaleva all’uscire da un mondo per
entrare in un altro dove felicità e tristezze,
d’incanto, trovavano quiete.
Marcellino, non era particolarmente attratto
dalla lettura, ma rimaneva affascinato
dalla fine dicitura con la quale, il
maiolicaro della Casa dei Sogni, raccontava
trame, tempi e luoghi:
i Tre Moschettieri ed Il Conte di Montecristo
di Alexandre Dumas,
Il Prigioniero di Zenda,
di Antony Hope,
Scaramouche di Rafael Sabatini,
il Cyrano di Bergerac
di Edmond Rostand,
dove cappa, spada ed amore
si fondevano in un poetico intreccio……
si impossessava dell’ascolto di
romanzi non letti, per la sceneggiatura
di films che non avrebbe mai visto,
ma che avrebbe raccontato a sua volta.
…… Isola del Gran Sasso, San Gabriele, Colledara,
Azzinano, Rocciano, Spiano, Tossicia,
alla fermata di Montorio al Vomano,
metà sceneggiatura era pronta per il
racconto serale.
Di statura piccola e paffuta,
Marcellino era un bravo decoratore di maioliche,
e, frequentata la Scuola d’Arte, aveva preso
a lavorare nella bottega del padre,
maestro ceramista.
In bottega, tra decorazioni floreali e paesaggistiche,
esercitava la fantasia, vagando
nell’affascinante mondo
della cinematografia.
I tempi erano difficili.
Nel secondo dopoguerra, la vendita
dei piatti gialli e di quelli turchini,
aveva assicurato una dignitosa sopravvivenza
ai maiolicari.
Con la ripresa della produzione di stoviglieria,
di terraglia forte e porcellane da parte
delle grandi fabbriche, le commesse
erano diventate sempre più scarse;
né in un orizzonte prossimo, si intravedevano
cenni di ripresa nella vendita di oggettistica
per l’arredo, che, nei secoli precedenti
aveva fatto la fortuna artistica ed economica
di tante famiglie di maiolicari.
La gente faceva fatica a mettere insieme
Il pranzo con la cena, e, l’arredo delle
mura domestiche era l’ultimo dei pensieri.
Molte maestranze avevano scelto la
via dell’emigrazione verso l’estero o in
altri centri di produzione della ceramica.
Altri si apprestavano a farlo.
Anche Marcellino, rimanendo così le cose,
prima o poi sarebbe stato costretto a
seguire quella strada.
Veniva trattenuto dalla paura di patire
la forte nostalgia per il paese, la stessa
che pativano quelli
che quella strada l’avevano già intrapresa.
Arrivato in città, dalla rosticceria adiacente
alla stazione del postale ed alla Villa Comunale,
un irresistibile profumo di fegatini di pollo con la
cipolla, lo tentò prepotentemente a peccare di gola.
Fatto però, un conto veloce, si accorse che,
pagato il biglietto di andata e ritorno,
era rimasto ben poco da poter spendere.
Obbligato a resistere, per causa di forza maggiore,
e, respinta la tentazione, si avviò lungo
il corso principale della città.
A metà del corso, sulla sinistra, andando
verso il Duomo, con colori accesi e titoli
cubitali, i cartelloni del cinema gli
apparvero con tutta la loro forza di
attrazione.
Li guardò e riguardò,
passò e ripassò più volte davanti essi,
doveva ben memorizzare le immagini, pensando
al compito arduo che lo attendeva in paese.
Si apprestava ad entrare nella sala cinematografica,
quando la crisi economica sembrò accanirsi
ancora contro di lui.
Contate e ricontate le poche sostanze rimaste,
si rese conto di dover fare la forzata
e più dolorosa delle rinunce:
quella di non poter vedere il film.
Vista la situazione, a Marcellino, non
rimaneva altro da fare che riprendere
il postale per il ritorno, non senza la
preoccupazione di dover ripassare davanti
alla rosticceria ed opporre nuova resistenza
al profumo dei fegatini di pollo con la cipolla.
…… a Montorio al Vomano, anche
Il cast di attori era pronto:
“Motore azione”
“Silenzio si gira”
…… Tossicia, Spiano, Rocciano, Azzinano,
Colledara, San Gabriele……
ad Isola del Gran Sasso, sulla
pellicola immaginaria, Marcellino,
poteva scrivere la parola THE END……
da Isola del Gran Sasso, fino al paese,
una meritata pausa di ripensamento,
per essere pronto al racconto di un film mai visto.
Avanti e indietro,
avanti e indietro,
settantacinque passi avanti,
settantacinque passi indietro,
tanti erano i passi occorrenti per percorrere
la piazza, che, anche se ripetuti più
volte, non erano sufficienti per l’intero
racconto; occorrevano
sere ed altre sere ancora per raccontare
l’intero repertorio di sogni.
…… il Barone Danglars, Edmond Dantès e
l’amata Mercedes……
avanti e indietro,
avanti e indietro,
ed ecco il duello in teatro tra Scaramouche
ed il Marchese De Maynès, il
Prigioniero di Zenda con Stewart
Grauger, Debora Kerr e James Mason……
Marcellino, mimava magistralmente anche i tocchi
di fioretto dei protagonisti e non
disdegnava di recitare con trasporto
i momenti d’amore ed ecco,
Cyrano di Bergerac:
…… ma poi cos’è un bacio?
Un giuramento fatto un poco più da presso,
un preciso patto,
una confessione che sigillar si vuole,
un apostrofo roseo tra le parole t’amo……
avanti e indietro,
avanti e indietro,
fino a quando, il racconto dei
films mai visti, in una sala cinematografica
senza schermo e senza sedie,
non era finito……
…… un coraggioso sognatore,
aprì una sala cinematografica,
il sogno in celluloide continuava……
……il compito del raccontare di films mai visti
era finito; era finita anche la sua
aspettativa di tempi migliori, e così, una bella
mattina di primavera, tanto bella
da rendere più difficile il distacco,
Marcellino riprese il postale, questa volta
per non tornare più……
Anonimo Castellano
1974