CESARE DE TITTA
Umanista e latinista insigne morì a 71 anni, nel 1933, a S. Eusanio del Sangro, paese natio. Rimasto orfano, a sedici anni ricevette dal Comune un assegno mensile per frequentare il Seminario di Lanciano. Dopo aver scritto “Saggi di traduzione di Catullo” fu incaricato dal ministero della pubblica istruzione di insegnare latino nei ginnasi del Regno. Accanto ai suoi studi intorno al latino ,De Titta è ricordato per una vasta produzione di versi dialettali che rimangono tra i più belli della poesia vernacola abruzzese .Importante, tra le sue opere una grammatica della lingua italiana.
Quando si lavorava senza tecnologia
“Da Folk Abruzzo – Luigi Braccili Ferri Editore 1981”
I CARDATORI
Specialisti in un’operazione che precede il processo di filatura della lana erano molto richiesti . Lavoro faticosissimo consisteva nel liberare dalle impurità, prima, districare e rendere parallele dopo, le fibre tessili. Il tutto precedeva l’opera di tessitura. I cardatori venivano soprattutto dalla montagna teramana e da Fara S. Martino in provincia di Chieti. Bisognava prenotare per tempo il servizio che durava più giorni. Oltre al compenso erano ovviamente previsti il vitto e l’alloggio. Si trattava di un lavoro duro e impegnativo nel quale la forza delle braccia più che la perizia, diventava l’elemento principale per una buona riuscita del lavoro .