Anche il teatro combatte per gridare forte contro l’omertà verso la violenza sulle donne.

di GIANCARLO ALBERTI

Roseto, teatro Piamarta domenica 19 Novembre 2023 ore 18

La mia vagina è un fiore – storie di donne e di violenza” é un’opera liberamente ispirata a “I monologhi della vagina” di Eve Ensler. 
Essa intende dare voce alle  paure, alla vergogna e alle violenze fisiche e psicologiche che alcune donne di  ogni età, etnia e condizione sociale, hanno subito in silenzio. Una sorta di vergognosa omertà nei confronti del proprio corpo, di quella parte “laggiù” che sin da piccole ci hanno insegnato a non pronunciare. Un mondo che sarebbe meglio tacere e ignorare. Un’opera a tratti comica e poi subito terribilmente amara. Un viaggio di emozioni forti dove, a volte, l’unico modo di farsi sentire è urlare rompendo il silenzio. Un’opera dove a parlare non saranno sempre donne ma le loro vagine e a volte vi potrà sembrare d’incontrare altri personaggi, come nelle fiabe o nei film. Perché dire vagina, è come dire braccio, gamba, mano. Vagina non è una parola pornografica. 

Lo spettacolo è parte del cartellone D’AMORE NON SI MUORE , promosso dalla Commissione Pari Opportunità di Roseto. La Compagnia è affiancata dall’Associazione Sociale e Civismo. Il  ricavato della serata  sarà donato a Casa Maya, residenza per donne maltrattate e i loro bambini.

Una lunga e gratificante storiaquella della Compagnia “il Castello di carte”che nasce nel 2018. L’esigenza era quella di raccontare una storia di Cancro. La storia di Fabrine. L’idea e il progetto sono di Carla Di Pietro e Giancarlo Alberti, sostenuti dalla bontà di attori ed attrici che prima di allora, non avevano avuto nessuna esperienza teatrale, tranne qualche eccezione. Lo spettacolo era rivolto alla sensibilizzazione  prevenzione e diagnosi precoce del tumore al seno.

L’evento è gratuito con donazione libera.

Un commento

  1. Sante Donato

    Questo è un problema ancestrale solo la cultura e ĺ’educazione di Mamme e papà maiuscoli risolvono il problema…… ma soprattutto mi auguro che ritornino di moda i GENTL’UOMINI E LE GENTILDONNE.
    Ma fino a quando non supereremo di festeggiare i cornuti a San Martino è una guerra persa.

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